Il raggio alle superiori

A gennaio ho iscritto il raggio alle superiori.

A dicembre 2020, durante la lettura del PEI, avevo chiesto ai professori di sostegno un consiglio per semplificarmi la scelta. Mi avevano risposto solamente di evitare qualunque tipo di liceo. Intorno al periodo delle vacanze di Natale mi è poi arrivato un foglio nel quale il consiglio di classe trovava fosse adatto per lui solamente un CFP, Centro di Formazione Professionale. L’idea in sé non era malvagia perchè la richiesta didattica sarebbe stata minima. Pagando un contributo di 160 euro all’inizio dell’anno il raggio avrebbe avuto i libri, la cappa ed il lucchetto per l’armadietto dove lasciare i materiali direttamente in istituto. Altra cosa bella era che i corsi si sarebbero tenuti in un istituto privato sotto casa. Avrei iscritto il mio ragazzone al corso di informatica. La segretaria del centro di formazione mi ha però spiegato subito che non è previsto alcun tipo di sostegno 1:1. Fermi tutti! Il raggio è abituato ad avere per la maggior parte della mattinata un minimo di aiuto. Lui stesso, infatti, ad un certo punto mi ha confessato che senza alcun sostegno non se la sente. CFP quindi eliminato, non senza rimpianti.

La scelta di una scuola superiore nel nostro quartiere non è purtroppo immensa: per la maggior parte sono ovviamente tutti licei. Da molte persone mi è stato consigliato un istituto agrario: purtroppo però il raggio non è ancora autonomo negli spostamenti e tutte le succursali sono super distanti da casa nostra. Quindi bye bye agrario.

Fortuna vuole che un giorno l’adolescente ribelle che mi ha scelto come mamma abbia portato il volantino di un istituto tecnico molto vicino a casa con tre indirizzi di studio diversi, tra cui però anche informatica. Ho seguito il loro open day su meet e poi ho subito eseguito l’iscrizione online. Il raggio è stato accettato! Sono già stata messa in contatto con la responsabile degli insegnanti di sostegno ed ho anche già mandato i fogli della 104 in segreteria. A breve consegnerò anche la diagnosi funzionale. Il ragazzone avrà però probabilmente un programma differenziato. Poco male, sento di essermi tolta il peso della scelta anche se sino a settembre non saprò se alla fine ho scelto bene secondo i gusti del pargolo. Per fortuna ho ancora 2 anni buoni prima di dover scegliere la primaria per la monella! Sembra solo ieri che accompagnavo il raggio prima all’asilo e poi alle elementari…

La CAA e la monella

Ieri era il 14esimo anniversario della morfologica che ha svelato l’agenesia del corpo calloso del raggio, ma per la prima volta dopo anni, non ho avuto il tempo di soffermarmici.

Grazie al supporto delle terapiste della monella, sto cercando di imparare la CAA per far sì che la piccola la utilizzi piano piano come metodo di comunicazione per interagire con noi, in asilo ed infine ovunque.

Ho messo insieme un quaderno di comunicazione con materiali acquistati su Amazon, ma a breve, appena mi sarò un po’ più appropriata della tecnica, ne acquisterò uno più specifico.

Se da un lato ho il timore che la monella possa non parlare mai, dall’altro c’è la necessità sia da parte sua che da parte nostra, di trovare un’interazione costruttiva per comunicare almeno i suoi bisogni primari.

Per iniziare con la CAA sono partita quindi con 3 semplici pittogrammi: una bambola, un anello che simboleggia uno dei suoi giochi preferiti di anelli impilabili ed infine i colori. Devo lasciare il quaderno in un posto dove la piccola lo abbia a portata di mano. Quando stacca un pittogramma e me lo posa nel palmo della mano, devo darle l’oggetto richiesto nel minor tempo possibile, leggendone contemporaneamente il nome. Infine riattaccare il pittogramma sul quaderno.

Prossimamente proverò anche con la somministrazione del cibo. Non è semplicissimo, ma mi incuriosisce molto. Voglio vedere che risultati riuscirà ad ottenere con questo metodo.