Se hai un figlio disabile non sei idoneo all’adozione internazionale

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Per cabala è da un po’ che non scrivo: speravo di poter annunciare una bella notizia.

Invece sto per raccontare l’ennesima porta chiusa in faccia.
Qualche mese fa, in questo post avevo svelato che con mio marito stavamo tentando la strada dell’idoneità all’adozione internazionale.
L’adozione nazionale infatti ci è preclusa in quanto abbiamo già un figlio biologico.
Ebbene: ci è preclusa anche quella internazionale perché il raggio ha l’agenesia del corpo calloso.
Non siamo la migliore famiglia che un bambino adottato potrebbe desiderare perché nostro figlio naturale è disabile.
Mi costa tantissimo scriverlo ed ancora di più dirlo ad alta voce, ma è quello che ci sentiamo ripetere da febbraio 2013 (durante il secondo incontro, quando con mio marito abbiamo avuto il coraggio di parlare dell’ACC di nostro figlio) dal centro adozioni dell’ASL e che ci hanno ripetuto anche durante l’ultimo incontro.
Abbiamo raccontato alla psicologa ed all’assistente sociale della scoperta del probabile futuro handicap durante l’ecografia morfologica, della scelta di andare avanti comunque, delle difficoltà affrontate ed in parte superate, della creazione con altri genitori come noi dell’associazione e del libro scritto a tantissime mani.
Credo che l’impegno sociale del volontariato sia un merito e non un problema da risolvere ed ho sempre pensato che chi cresce un figlio speciale sia un genitore PIU’ , non un genitore di serie B, ma evidentemente mi illudevo…
Avendo invece un bambino nato con una malformazione cerebrale ed impegnandomi con altri amici che hanno figli con lo stesso problema, sottrarrei tempo ad un secondo figlio venuto da lontano o così almeno crede la ASL.
Qualche giorno fa psicologa ed assistente sociale ci hanno detto espressamente che daranno a me e mio marito parere negativo sull’idoneità, in quanto in passato l’hanno concessa a coppie in cui uno dei due aspiranti genitori era in carrozzina o aveva malattie degenerative gravi ed è successo che queste famiglie si siano irrimediabilmente compromesse e distrutte per il non riuscire a gestire la situazione col nuovo arrivato/a.
Con noi non se la sentono di correre nuovamente il rischio di un mezzo fallimento adottivo e quindi ci stoppano senza speranza di appello (se non quello tramite legale + psicologo di parte).
Noi siamo preparati ad un figlio problematico, abbiamo già affrontato una delle cose peggiori che può capitare ad un padre ed una madre, abbiamo guardato dentro all’abisso ma ci siamo pian piano risollevati. Chi meglio di noi può affrontare un bambino che ha vissuto un’infanzia problematica e che non sarà una passeggiata da affrontare?
Durante il penultimo incontro ci hanno posto la domanda di chi salveremmo se avessimo con noi già il bambino adottato insieme al raggio ed entrambi rischiassero di affogare: ho risposto che tenterei di salvare entrambi o spererei di morire anch’io perché non potrei mai vivere con un peso del genere sulla coscienza.
Non mi hanno creduta. Secondo loro salverei solo il raggio.
E’ la stessa domanda che mi sono posta quando ho dovuto scegliere se interrompere la gravidanza: potrei vivere con un peso del genere? NO. Ed eccoci qui oggi.
Ho raccontato la nostra storia innumerevoli volte: prima ai parenti, poi agli amici ed in seguito – piano piano – anche a colleghi e capi sul lavoro. Mi è capitato di essere intervistata in radio ed in televisione per eventi legati all’associazione: l’ultima volta nel blog dolcissimo di Antonella Vi .
Fino al mese scorso non sentivo più il dolore quasi fisico che mi provocava il tirare fuori i ricordi.
Ora invece, mi sento di nuovo a pezzi.
A fine maggio torneremo in ASL con mio marito per farci leggere la relazione finale (già sapendo che è negativa all’idoneità) ed attenderemo successivamente che venga inviata al tribunale.
Quasi sicuramente questo significherà il non avere l’idoneità, ma non ce la siamo sentiti di dire al team della ASL di stracciare tutto e che lasciavamo il percorso incompiuto.
Ci hanno per l’ennesima volta consigliato di lasciar perdere, perché se per un miracolo improvviso il tribunale ci concedesse questo benedetto pezzo di carta, a parer loro nessun ente sarebbe disposto ad abbinarci.Avevamo depositato la domanda in tribunale ad agosto 2012, ci hanno chiamati per il corso obbligatorio in Regione a novembre. I colloqui sono cominciati solo a febbraio ed ora che è quasi maggio 2013 abbiamo preso atto che avremo parere negativo.
Quasi nove mesi (per combinazione il tempo di una gravidanza fisiologica) per sentirci dire che non possiamo adottare perché nostro figlio è disabile.

Adottare?

panorama
Ed ecco una foto del nostro week end a Genova…
Ovviamente scherzo, noi a Genova ci viviamo e ci siamo nati, questa è solo una parte di panorama (a ponente) che si vede dall’undicesimo piano della torre A della Regione Liguria. Ma come e perchè ci siamo arrivati?
Lo scorso week end con il marito abbiamo partecipato al corso organizzato da ASL e Regione per gli aspiranti genitori adottivi.
Ebbene sì: se leggete questo post e quest’altro apparirà piuttosto chiaro che sono anni che ormai siamo indecisi se allargare o meno la famiglia, forse ormai troppi e così abbiamo deciso insieme di intraprendere questo cammino.
Non è un ripiego: potrei tranquillamente avere altri figli, ma ormai avrebbero 6 anni di differenza col raggio .
Nell’estate 2011 siamo andati col consorte a richiedere la lista dei documenti da presentare al tribunale dei minori e poi ci abbiamo riflettuto sopra un anno.
Volevamo capire se ci sentivamo pronti a “metterci a nudo” ed ora abbiamo deciso di lanciarci.
Pur sapendo che, se riusciremo ad arrivare in fondo, troveremo bambini traumatizzati, maltrattati, feriti… mi ritrovo spesso a sognare ad occhi aperti la casa con il raggio ed un fratellino (oppure -one?) che giocano. L’idea è più quella di un pargolo che adotti noi 3 franati, insomma un venirsi incontro a metà strada. Sogno un bambino grandicello, anche se avrà molte ferite da sanare ed una storia difficile alle spalle. Sento che abbiamo molto amore ancora da dare, che spero sia abbastanza per 4 oltre che per 3.
Sono sdolcinata da far venire il diabete, ma ora giuro smetto e torno coi piedi per terra.
Ho la stessa sensazione di quando si aspetta di leggere il test e si spera sia positivo, solo che questa durerà anni (nel migliore dei casi) e “nascerà” un pargolo che avrà più o meno l’età per andare alle elementari.
Un abbraccio a tutti.