Le tappe

 

Oggi pomeriggio siamo stati al parco giochi sotto casa: mi piace perchè è piccolo, immerso nel verde e curato da anziani volontari che lo tengono in ordine.
I primi tempi, anche se ero eccitata all’idea di far giocare il raggio con i suoi coetanei, ricordo che mi capitava di fare confronti con gli altri bimbi e di temere un po’ la lentezza – in alcune cose – del mio, considerando che ha un’agenesia lievemente sintomatica.
Questo fa sì che io mi domandi spesso quando mio figlio fa qualcosa, se è il suo normale sviluppo dell’età o se è a causa dell’agenesia.
Un esempio su tutti le zuccate per fare i capricci: ho temuto spesso fosse un atteggiamento patologico finché non ho visto tanti piccoli piangere e urlare e dare capocciate per terra o nei muri.
Chiaccherando con le altre mamme riesco a mettere tutto nella giusta prospettiva.
Le prime avvisaglie della non asintomaticità si sono manifestate a 5 mesi: il raggio non riusciva ancora a reggere la testa (tappa di crescita che si raggiunge solitamente entro i 3 mesi circa). In seguito è riuscito a raggiungere la posizione seduta a 8 mesi (anziché 6), ma infine ci ha stupiti positivamente camminando nei tempi “canonici” a 15 mesi.
Da quando aveva 5 mesi e mezzo facciamo psicomotricità tutte le settimane: prima due volte, ora una sola volta a settimana. Al massimo entro l’anno prossimo dovremmo essere presi in carico da un psicomotricista vero e proprio, al posto della fisioterapista che ci segue ora.
In questi mesi ci è stato spesso consigliato l’asilo nido, ma alla fine non ce la siamo sentita ne mio marito ne io, forse siamo troppo all’antica… anche se certamente riconosco i benefici per mio figlio di giocare tutti i giorni o quasi coi suoi nuovi amichetti.
Oggi un papà mi ha confessato di essere molto apprensivo con sua figlia di pochi mesi e per un po’ ho avuto la tentazione di rispondergli che non lo sarebbe mai stato quanto me.
All’inizio ho completamente sbagliato atteggiamento con il raggio perchè mi facevo influenzare troppo dal bla bla dei medici. Cercavo di proteggerlo da tutto, come se a contatto con l’aria ed il sole rischiasse di infrangersi…
La cosa più importante per lui invece è di sapersi e sentirsi amato e di essere lasciato libero di sfogare la sua vivacità, senza timore che si rompa.
Certo, qualche volta fa dei capitomboli che a me vengono i capelli bianchi in testa ma è normale. E’ incredibile come possa essere labile il confine tra la cosiddetta normalità ed il leggermente differente…

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