Week end al convegno ACC

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Dopo una settimana circa, trascorsa a caricare i 10Gb di filmati del convegno eccomi finalmente a postare.
Non ho purtroppo seguito il convegno come avrei voluto, presa com’ero dalla batteria della telecamera e dei calcoli per scegliere se cambiare la scheda di memoria ed a che punto degli interventi.
E’ stata finalmente un’occasione per fare una full immersion in tutto ciò che riguarda le malformazioni del corpo calloso, perché il secondo shock dopo la diagnosi è stato scoprire che… OPS… a parte la primissima versione del nostro forum ed il sito di una mamma (ora passato offline) non esisteva nulla sull’argomento!
Potete trovare tutti i nuovi filmati sulla pagina Facebook di Assacci o sul nostro canale You Tube
Non mi soffermo sui vari interventi perché sono appunto disponibili online, ma non posso non postarvi una vignetta creata da mio marito mentre ascoltava i relatori, riguardante il fatto che il bambino sembra ereditare il QI della madre, più che quello del padre. Dopo 9 anni di matrimonio, mi prende ancora sempre in giro!!
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L’unica cosa che mi ha lasciato però l’amaro in bocca, scherzi a parte, è la scarsa (leggi nulla) attenzione dei mass media sulla patologia dei nostri figli.
Radio, TV e giornali ci snobbano come se avessimo la peste anziché l’ACC e come se le terapie, la ricerca ed i tagli al sostegno scolastico che quotidianamente subiamo fossero di nessuna importanza.
Per i due giorni di eventi a Piacenza abbiamo fatto girare la locandina ed il comunicato stampa a tutte le radio, tv e giornali di Piacenza ma solo RadioSound ci ha concesso un’intervista (Grazie!).
Ok i nostri figli hanno una malattia rara, ma non sono ancora diventati invisibili. Ne lo diventeranno mai.
La nostra forza è proprio quella di diffondere il più possibile le informazioni su questa malformazione e sulle migliori e possibili terapie per tentare di arginare i sintomi. Per fortuna esiste Facebook ed il web, ma se noi mamme fossimo un pelo meno tecnologiche? Non ci conoscerebbe nessuno!

Riflettendo sulla disabilità

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Sono giorni che, per varie ragioni, sto tentanto di definire per me cosa significhi la disabilità di mio figlio.
Lo descrive già molto bene, anche se forse è banale, “Benvenuti in Olanda” di Emily Perl Kingsley.
Da una parte c’è il dolore di scoprire che qualcosa in gravidanza è andato storto e di percepire pian piano che il bambino è un po’ più lento a capire dei coetanei, dall’altra c’è la gioia di vederlo crescere e sfidare senza saperlo le fosche previsioni dei luminari 5 anni fa.
Il sintomo principale che ci ha creato l’ACC è stata l’iperattività o l’essere “spirited child” come mi ha fatto scoprire Marzia di L’ascia sull’uscio .
Confesso che sto ancora leggendo il libro che ha citato nel post perché il mio inglese è un po’ disastroso, ma il profilo del bambino amplificato, sino al capitolo a cui sono arrivata sinora, si applica perfettamente al raggio.
Ovviamente per noi non si tratta solo di questo, ma anche della fatica di creare una frase, o della difficoltà per esempio di capire i concetti astratti come numeri, colori, metafore, modi di dire ecc…
La verità è che per me l’ACC e tutto ciò che ne consegue è diventata come il colore degli occhi o dei capelli e difficilmente riuscirei ad immaginare mio figlio senza. Certo, se qualcuno mi desse una bacchetta magica dicendomi che posso guarirlo, lo farei subito!
Poi certo, voglio anche puntualizzare che la strada sarebbe più semplice se non ci fosse chi pensa che magari noi genitori di bimbi special (come dice un caro amico) siamo genitori di serie B o che – peggio – lo siano i nostri ragazzi.
Mi riferisco a medici, insegnanti e tutti i vari personaggi con cui abbiamo contatti giornalieri, o quasi, durante l’anno.
Un’altra verità infine è che non cambierei mio figlio con nessuno perché grazie a lui, nonostante tutte le difficoltà e le varie deiezioni che ci siamo presi sulla faccia metaforicamente io e suo papà, credo di essere diventata una mamma con una marcia in più, una mamma che ha anche tirato fuori le palle e che sopratutto finalmente riesce di tanto in tanto a dimenticarsi il problema.
Volevo una Panda, ho avuto una Seicento, invece: ok, arriveremo lo stesso a destinazione, pian piano e godendoci il panorama!

E’ arrivato il comma 3

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Dal primo marzo abbiamo la legge 104 con il comma 3, cioè la gravità, e siamo rivedibili nel 2015 (per l’indennità di frequenza invece dovremo presentarci nel 2013: l’anno prossimo).
12 ore settimanali di maestra di sostegno spalmate su 4 giorni (eh sì perché il martedì abbiamo solo le maestre di classe) non bastano per il raggio che necessita di una persona che, anche a distanza, lo aiuti a canalizzare l’attenzione sulle varie attività della giornata. Ci sono momenti in cui magari non si vede compreso molto dai compagni e diventa nervoso ed agitato e va fatto sfogare e magari un pochino riposare. Per questo però appunto serve una persona che lo porti magari un’oretta da un lato dell’aula o comunque in una zona con pochi bimbi e con pochi stimoli per non sovraccaricarlo.
Comincio però insieme a mio marito, mia suocera e ad una psicologa che segue da anni pazientemente ed amorevolmente tutto il forum prima ed anche l’associazione poi, a capire qualche punto fermo di questa maledetta ACC: la goffaggine nei movimenti, l’ansia e l’ADHD che naturalmente provoca al mio pulcino dei problemi cognitivi per fortuna non insormontabili.
Detesto l’ACC, ma adoro mio figlio, anche se capisco che fa parte di lui come il colore dei capelli o degli occhi.
Ho impiegato anni, e non ho ancora finito, a separare la diagnosi dal raggio, a guardarlo cercando di dimenticare i paroloni delle relazioni mediche.
La ferita è ancora aperta ma pian piano con mio marito ed il piccolo riprendiamo i nostri ritmi di vita pre-raggio.
In qualche modo troveremo le parole per descrivere ai nostri amici che ancora non lo sanno perché nostro figlio non è proprio identico ai loro bimbi nei modi di fare, anche se più o meno sono coetanei del nostro e perché non vogliamo più altri figli a differenza loro che stanno tutti cercando di nuovo (come è giusto che sia).
Felicità è cercare di andare avanti normalmente in una situazione che invece è inusuale, ma tanto a me sono sempre piaciute le sfide!